Outlook negativo, le aziende italiane in linea con l'Europa

A dirlo sono i dati del nostro EPR White Paper

Milano, luglio 2020. Un l’impatto negativo del Coronavirus sull’economia europea, i pagamenti e sui comportamenti di pagamento. Lo confermano i dati dello European Payment Report Whitepaper, la ricerca condotta da Intrum intervistando le posizioni apicali di 9.980 aziende in 29 paesi europei e di 11 settori industriali. Le interviste sono state condotte sia nella fase pre Covid-19 (Febbraio) che durante la fase Covid-19 (Maggio).

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Dalle interviste emerge che il repentino calo del PIL in Europa trascina al ribasso le entrate delle aziende riducendo il cash flow e aumentando la pressione per gestire al meglio la liquidità disponibile.

Molti business stanno operando a scartamento ridotto per via del Lockdown delle scorse settimane anche se in alcuni paesi come l’Italia l’adozione della cassa integrazione ha contenuto per ora la disoccupazione.

Gli effetti a lungo termine del Covid 19 sull’economia sono incerti ma, nel breve termine, la crisi sta colpendo i consumatori  diminuendo il loro benessere finanziario. Si assiste però a fenomeni reali ma  di difficile quantificazione, uno su tutti: in Italia il sostanziale mantenimento dell’occupazione grazie alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti e il taglio delle spese non indispensabili (viaggi, ristoranti, hotel) può incrementare il monte dei risparmi incrementa i risparmi che secondo un nostro recente Whitepaper redatto nel mese di maggio (ECPR Whitepaper) ammonta al Il 77%.  In Italia il 77% del campione intervistato per l’ ECPR Whitepaper   risparmia mensilmente (era l’ 84% nel 2019 e il 54% nel 2018 e di questi il 33% risparmia fra 11% e 20% e il 57% risparmia fra il 5% e 10%.Un quarto degli italiani (24%) non risparmia (erano il 16% nel 2019) ma i livelli di risparmio all’epoca del Covid-19 non si discostano molto  da quelli del 2019.

La media degli europei che risparmiano mensilmente  all’epoca del Covid-19 è del 73% .

 

L’abilità nel risparmiare – afferma Marc Knothe, CEO di Intrum Italy  – è una caratteristica tutta italiana e da sempre siamo ai primi posti al mondo fra i paesi per possesso di abitazioni, la gran parte degli italiani possiede infatti la casa dove abita" .

 

In ogni caso è un fatto che meno risorse disponibili impattano l’abilità dei consumatori di pagare le spese in tempo e per le aziende questo è un problema .

 

 

 

La recessione in Europa e gli effetti sulle aziende italiane

 

Nella fase pre Covid-19 (febbraio 2020) il 26% degli intervistati del campione europeo  sosteneva  che la recessione avrebbe avuto un impatto severo sulla propria attività  ma durante la fase Covid-19 il dato passa al 44%. Più della metà  degli intervistati comunque ( il 56% ) dice che il loro paese è già in recessione o lo sarà entro un anno (il dato nel 2019 era pari al 28%)

Ovviamente il Covid 19 ha aumentato le percentuali (si passa dal 42% al 64%) ed è importante notare che il settore SME (Small Medium Enterprise) soffre di più del Large Corporate.

Per quanto riguarda l’Italia i dati non sono incoraggianti:  l’83%  delle aziende intervistate pensa di essere in recessione e fra i settori industriali del nostro paese si registra il pessimismo di Leisure & Hospitality  (69%) il 65% del Real Estate, Il 65% della chimica e il 61% delle aziende che operano nel retail. 

La recessione impatta sui pagamenti e pertanto coloro che hanno risposto che la recessione sarà paneuropea vedono un forte rischio sul fatto che i pagamenti vengano effettuati in tempo.

In questo caso il confronto fra macrosettori (SME e Large Corporate) è quasi pari: sia le piccole  che le medie che le grandi aziende considerano in caso di recessione una grande sfida quella di essere pagati in tempo.

Se guardiamo allo spaccato italiano scopriamo però che vi sono settori che vengono  pagati sostanzialmente in tempi ragionevoli sia dai clienti che dalle imprese.

Per quanto riguarda i pagamenti dei clienti – retail  (singoli o famiglie) alle aziende il 33% dei settori economici indagati in Italia è pagato da 1 a 10 giorni, l’11% da 11 a 20 giorni, il 24% da 21 a 30 giorni e  solo il 3% è pagato fra 101 e 200 giorni. Il 52% del settore Leisure & Hospitality, uno di quelli che ha sofferto di più, è comunque pagato dai clienti consumatori in 1 -10 giorni.

 

Se invece passiamo al settore clienti - corporate (aziende che pagano le aziende) in Italia i dati non si discostano tanto da quelli precedenti. In particolare il 29% delle aziende è pagato dalla loro controparti corporate da 11 a  20 giorni, il 21% è pagato fra i 21 e 30 giorni e solo 8% è pagato fra 101 e 200 giorni. Se torniamo al settore Leisure & Hospitality il 21% degli hotel sono pagati da 1 a 10 giorni dalle loro controparti aziende e il 32% è pagato tra 21 e 30 giorni.

Sopravvivere alla crisi e ripartire: le aziende sono dinamiche e l’Italia non fa eccezione

 

La prima soluzione per tenere un cliente è quella di accettare pagamenti più dilazionati nel tempo  e contrariamente a quello che è successo negli anni scorsi i paesi scandinavi adottano molto questa pratica: sono infatti in cima alla classifica con 82%. In fondo alla classifica (coloro che non accettano dilazioni di pagamento) troviamo Belgio e Olanda con il 38% e il 34% degli intervistati. L’Italia è sotto la media europea che è comunque altra (69%), il 61% delle aziende italiane intervistate accetta dilazioni di pagamento pur di tenersi il cliente.

Mantenere la relazione con il cliente esistente è la base da cui partire per reagire alla crisi ma c’è chi reagisce con un misto di prudenza e proattività. Il 38%  campione intervistato in tutta Europa adotta il classico cost cutting e il 35% ha un approccio molto conservativo nel contrarre debiti mentre il  29% delle aziende europee intervistate tagliare la forza lavoro. E’ importante però notare che il 25% delle aziende intervistate adotta un approccio proattivo lottando per guadagnare fette di mercato incrementando la clientela.

In Italia questo dato passa addirittura al 28% : l’ 11% delle aziende intervistate vuole crescere nel mercato domestico e il 17% vuole crescere all’estero. Il 19% vuole spingere l’accelleratore sulla digital transformation, il 13% vuole sviluppare l’efficienza delle operations e il 10% vuole riposizionare il business su criteri di sostenibilità.

 

Intrum

Intrum è il leader europeo nel settore dei credit services con una presenza in 24 mercati del vecchio continente. Intrum aiuta le aziende offrendo soluzioni progettate per migliorare i flussi di cassa e la redditività a lungo termine e prendendosi cura dei propri clienti. Garantire che le persone e le aziende ottengano il supporto di cui hanno bisogno per affrontare i problemi finanziari è una parte importante della missione dell'azienda. Intrum ha circa 10.000 professionisti dedicati che collaborano con circa 80.000 aziende in tutta Europa. Nel 2019, i ricavi sono stati pari a quasi 16 miliardi di corone svedesi. Intrum ha sede a Stoccolma, ed il titolo Intrum è quotato al Nasdaq di Stoccolma. Intrum Italy i cui azionisti sono Intesa Sanpaolo (49%) e Intrum Group (51%) ha quasi 1000 collaboratori e 30 uffici in 22 città italiane.

 

Per informazioni

 

Fabrizio Puddu

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Fabrizio.puddu@intrum.com