I tempi della giustizia civile

Si riducono i tempi medi dei processi civili in Italia, ma sono sempre lunghi i tempi per il recupero del credito giudiziale

I tempi medi dei processi civili in Italia  si sono ridotti del 12% nel 2016 rispetto al 2015 ( 375 giorni  vs 427 giorni), nonostante questo la tempistica italiana è ancora molto lontana da quella di paesi come Lussemburgo e Belgio dove per chiudere una causa civile di primo grado bastano meno di 100 giorni (tre mesi). In altri paesi come, ad esempio, Olanda, Austria e Svezia servono dai 100 ai 200 giorni  per la chiusura di una causa civile in primo grado.

Alla base di questa situazione tutta italiana  si potrebbe ipotizzare una scarsità di risorse impiegate ed un problema di allocazione di risorse economiche ma, almeno secondo  i dati, del Justice Scoreboard non vi è questa fattispecie. L’Italia infatti  spende circa 90 euro per abitante per i tribunali, più o meno come il Belgio ( dove una causa di primo grado termina dopo tre mesi in media) e la Slovenia ma comunque  meno della Germania (150 euro per abitante). L’Italia si piazza agli ultimi posti per numero di magistrati, 10 ogni 100 mila abitanti, come Francia e Spagna mentre in Germania  sono 23 ogni 100 mila abitanti.

Se confrontiamo la nostra giustizia civile con gli altri paesi europei  ci rendiamo conto che, in realtà, le difficoltà permangono. Nonostante vi sia stato un timido miglioramento negli ultimi anni il nostro Paese risulta uno degli ultimi fra quelli appartenenti all’OCSE per lentezza delle cause civili. L’OCSE ha certificato che in Italia il tempo medio per la conclusione dei tre gradi di giudizio è pari a quasi 8 anni – 2.866 giorni (si tenga conto che la media degli altri Stati si colloca intorno ai 788 giorni).

Le tempistiche del recupero crediti in Italia

Con specifico riferimento al recupero del credito giudiziale, in base ai dati in nostro possesso, è emerso che i tempi medi necessari per portare a termine l'iter  partendo dal momento del deposito del ricorso per decreto ingiuntivo sino all’assegnazione delle somme – si attestano intorno a 340 giorni e sono, dunque,  ancora molto lontani rispetto alle tempistiche legittimamente attese dai creditori.

Per accelerare i tempi occorrerebbe pianificare la rimodulazione dell’intero sistema giudiziario, in primo luogo attraverso un incremento del numero di magistrati ordinari e, in seconda battuta, attraverso interventi di sistema, ad esempio ipotizzando una progressione di carriera collegata, anche solo in maniera indiretta, al numero di cause definite. In parallelo, appare necessario riorganizzare gli Uffici Giudiziari improntandoli a logiche di pura efficienza;  ad esempio, eliminando quelle procedure interne (divenute per lo più obsolete anche in ragione del processo civile telematico) che oggi incidono (ancora) negativamente sui tempi e sui costi della giustizia.

Una soluzione per abbreviare le tempistiche legate ai processi è l’ ottimizzazione delle attività necessarie all’incasso dei crediti. Dalla lettura dei grafici si evince che per il completamento di un’ azione giudiziale di recupero del credito avviata con ricorso per decreto ingiuntivo sino all’ esecuzione forzata sembra lecito ipotizzare un tempo teorico compreso tra un minimo di 184 giorni ed un massimo di 249 giorni. Purtroppo ci sono diversi fattori che incidono in maniera significativa sulla durata dei procedimenti a prescindere dalla concreta applicazione delle disposizioni di legge.

I tribunali italiani per concludere una procedura di recupero del credito impiegano un tempo nettamente superiore rispetto alle tempistiche massime legittimamente attese dai creditori (249 giorni) in particolare:

  • 361 giorni nel 2015
  • 355 giorni nel 2016
  • 328 giorni nel 2017

I fori più virtuosi sono Bari con 211 giorni a pari merito con Firenze, Bolzano e Trieste quelli meno virtuosi sono Napoli (658 giorni) Taranto (622 giorni) e Catania (609 giorni).