Il ceo Marone e il nuovo piano industriale di Intrum Italy

Da Il Sole 24 Ore del 17 Marzo 2022 di Luca Davi

«Puntiamo a essere l'operatore di riferimento per la gestione di crediti in Italia». Con 40 miliardi di euro circa di crediti in gestione, Intrum è oggi uno dei principali servicer di prestiti deteriorati del nostro Paese, anima a cui abbina quella di asset management company, visto che di molti asset è anche investitore. A guidare la società è Alberto Marone, leva 1984, il più giovane Ceo in ambito finanziario in Italia, avendo preso l'incarico di vertice ad aprile 2021, in piena pandemia, all'età di 37 anni.

A dispetto della giovane età, Marone parla con piglio da manager d'esperienza. E vuole spingere ai vertici del mercato la piattaforma da lui guidata e il cui controllo è suddiviso tra la svedese Intrum Group (51%) e Intesa Sanpaolo (49%). Le sfide, va detto, non mancano: il mercato degli Npl è sempre più competitivo, complici la progressiva crescita della competenza delle banche nella gestione dei deteriorati e la strutturale riduzione delle asimmetrie tra compratori e venditori. Nel contempo l'esigenza di creare massa critica può portare il settore a un consolidamento tra operatori. Senza contare le incertezze sul fronte macro, che offuscano la visibilità in tutti i settori. Ma per il manager che ha iniziato la carriera come investment banker a Londra in Ubs e che in Intrum Italy nel 2018 - dove ha seguito da vicino l'unione tra la piattaforma italiana del gruppo nordico e quella della banca italiana - c'è spazio per ampliare il business e migliorare le performance. «A dicembre abbiamo finalizzato un piano industriale al 2024 che punta ad un incremento di masse, recuperi ed Ebitda a tassi di crescita più che proporzionali rispetto alla crescita della quota di mercato detenuta oggi, pari al 12%», spiega Marone al Sole 24Ore. Un piano, sottolinea il manager, «supportato in pieno dagli azionisti, con cui l'allineamento è totale, e che, tra le altre cose, prevede investimenti molto ingenti in tecnologia ed innovazione». Il 2021 di Intrum si è chiuso «con risultati in netto progresso». I numeri italiani sono assorbiti integralmente dalla capogruppo svedese, ma «ciò che possiamo dire è che negli ultimi 12 mesi le masse sono aumentate del 15% circa ed il tasso di recupero annuale del 25% sui mandati principali, tornando al di sopra dei dati 2018». Nel corso del 2021 il gruppo in Italia ha realizzato transazioni per 6,5 miliardi di euro, con oltre 5 miliardi di nuove masse in ingresso: tra queste, 4,1 miliardi sono rappresentate da masse in gestione e i restanti 2,4 miliardi da co-investimenti (su Utp, Pmi e leasing) e investimenti diretti. Il grosso dei volumi è rappresentato ancora dai crediti originati da Intesa Sanpaolo, con cui Intrum nel 2018 ha sottoscritto un accordo che assicurava flussi in entrata per dieci anni.

D'altra parte, stante la presenza di un socio bancario di peso come Ca' de Sass, resta da capire quali possano essere i margini di crescita di Intrum verso altri operatori creditizi.

«Con Intesa il rapporto è molto costruttivo - spiega Marone - Dai 32 miliardi iniziali, oggi abbiamo circa 15 miliardi di Intesa in gestione grazie all'impegno sulla decisiva diversificazione dei clienti e il deleverage fatti nel tempo» e così «oggi il peso della banca è di un terzo rispetto alle masse totali». A partire dall'insediamento ad aprile 2021, il manager ha varato il rinnovamento della squadra, asciugando le direzioni (passate da 13 a 9), che per il 70% sono state affidate a nuove figure, per il 40% donne. «Abbiamo iniziato un profondo turn around che ha riguardato tutte le leve operative del gruppo, seguendo tre principi fondamentali che sono alla base del nuovo piano industriale, ovvero talento, tecnologia e tecnica». Il rafforzamento c'è stato anche sul fronte della governance, con l'ingresso di un ex banchiere d'investimento del calibro di Massimo Della Ragione, già responsabile di Goldman Sachs in Italia, che ha assunto il ruolo di vice presidente di Intrum in Italia, a fianco di un manager d'esperienza come il presidente Giovanni Gilli. «In soli 11 mesi abbiamo preso in mano un servicer che performava al di sotto del suo potenziale e abbiamo avviato un processo di rilancio e trasformazione in una società di servizi nel settore del credito e asset manager, basata su tecnologia, innovazione e dati, con performance che oggi ci portano ai vertici del mercato e offriamo servizi che integrano l'intera catena del credito, dai pagamenti al workout alla gestione attiva del real estate».

Sullo sfondo rimangono gli scenari di mercato, a partire da quello di una possibile riacutizzazione del tema Npl, complice il difficile scenario macro, come quello del consolidamento del settore: il "gioco delle coppie" con gli altri operatori è ancora sotto traccia, si vedrà per quanto tempo. «Confido ci sia l'opportunità di crescita. Non siamo avversi a valutare eventuali situazioni che si dovessero presentare sul mercato. D'altra parte, non abbiamo fretta né necessità di per sè: il mix di azioni che stiamo realizzando ci permette di guardare al medio-lungo periodo con grande fiducia».